mercoledì 20 agosto 2008

Mony, Puffetta Supercar e io



Che figata poter scrivere un blog su un'automobile che ha fatto e che fa sognare chi la possiede, che riesce a farti vedere il mondo da un'altra ottica e che nel mio caso è un vero antistress quotidiano.
Parlo della Fiat 500, grazie al sito della più moderna nipote abbiamo imparato a scrivere e pronunciare questo nome in tutte le lingue del mondo ma la nonnetta ha parlato, parla e parlerà tutte le lingue e dialetti di tutti i popoli del pianeta grazie alla sua linea inconfondibile (premio Compasso d'Oro a Dante Giacosa, suo designer e inventore).
Sempre più rara è oggi diventato un oggetto cult, di moda ma come tutte le mode non tutti quelli che la possiedono riescono veramente a comprendere che un auto d'epoca è per prima cosa un'amante esigente.
Anche quando si guasta o scoppietta affannata è sempre la tua piccina, ha bisogno di cure e non puoi abbandonarla in un garage solo perchè non vuol ripartire.
Devi farti coraggio e aprire il buffo cofano poteriore dove è alloggiato il bicilindrico e cercare di capire che cosa può essere accaduto....le candele sporche? Arriva benzina al carburatore? La pompa C funziona? la bobina? le puntine si sono incollate? ma non dimenticare mai di controllare il condensatore, primo responsabile di un infarto per la Fiat 500.
La Fiat 500 è semplice come il pane fatto in casa e ci ricorda che fino a poco tempo fa si facevano le cose cercando di risparmiare e far risparmiare chi le comprava. 
Pensate che al suo esordio nel 1957  l'idea della casa Fiat  era quella di creare un'auto leggera perché più ferro si usava più sarebbe aumentato il costo, con il minor numero possibile di optionals e che fosse come due vespe assemblate.
Si risparmiò persino nel motore passando dal primo progetto 110 E1 al progetto 110 E6 per approdare al defintivo 110 del modello N.
Era così anche per le altre auto europee coetanee del cinquino come la francese "2 CV" che al suo debutto aveva soltanto un fanale laterale.
Ritornando al motore, il progetto 110 E6 fu preso in considerazione e sviluppato dalla azienda austriaca Steyr-Daimler-Puch che nel 1958 realizzò la 500 Steyr Puch.
La 500 Steyr Puch (prodotta nei modelli D, DL, C, E, T, TR, TRII, ed S) non è molto conosciuta in Italia per una legge assurda che ne vietò l'importazione nei primi anni 60, il motore  della rivale oggi sorella austriaca è un boxer bicilindrico a cilindri contrapposti.
Questo motore garantiva maggiori prestazioni in ripresa e soprattutto in salita dove, nelle gare di montagna, rarissime volte i nostri preparatori Giannini e Abarth riuscirono a spuntarla contro questi mini bolidi rombanti. 
Il motore boxer con la sua particolare disposizione garantiva un baricentro più basso e un assetto migliore anche in curva permettendo ai piloti austriaci di "giocare più sporco" anche in quei frangenti.

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